Notizie dall'Europa
newsletter n.25-26
31 gennaio 2009
www.delegazioneps.eu
Delegazione Italiana PS - Gruppo Socialista al Parlamento europeo
notizie dal Parlamento
giovedì 15 gennaio
Il Parlamento Europeo vota sulla crisi di Gaza
Il passaggio di consegne tra Parigi e Praga per la presidenza europea ha subito evidenziato delle difficoltà: Praga in una prima dichiarazione ha difeso i raid israeliani alla luce del lancio di razzi da parte di Hamas. La Francia ha invece condannato le violenze da entrambe le parti e ha proposto una tregua umanitaria di 48 ore. Certamente la presidenza ceca è meno autorevole ed esperta di quella francese, e del resto il governo ceco si è sempre allineato con la politica di Bush, senza sostenere la linea diplomatica dell'Unione Europea che la Francia in questi mesi ha dettato con forza. Alla fine, è stata Praga a correggere il tiro, dopo poche ore di pressioni da Parigi, Madrid e Londra, denunciando anch'essa l'eccesso di violenza sui civili e la necessità di aprire corridoi umanitari. Mirek Topolanek, Primo Ministro della Repubblica ceca, ha poi dichiarato di sostenere senza riserve le iniziative che Sarkozy come Presidente francese ha continuato a intraprendere, anche dopo il passaggio di consegne, per favorire una tregua. A Strasburgo il Parlamento Europeo ha votato all'unanimità una posizione comune sulla crisi, dopo che era rientrato un tentativo dei gruppi di centrodestra (Ppe e Uen) di votare separatamente la parte sulle violazioni del diritto da parte di Israele per "ammorbidirla". Alla fine, l'Europarlamento ha varato una risoluzione in dieci punti che: sostiene le risoluzioni dell'Onu, la fine di ogni attività bellica, il ritiro israeliano e le prevenzione del traffico illegale di armi dentro Gaza, la tregua negoziale; condanna delle vittime civili a Gaza e in Israele; apertura al flusso di aiuti umanitari. Il Parlamento chiede a Israele di "adempiere ai suoi obblighi in forza del diritto internazionale" e individua nel rafforzamento dell'Autorità nazionale palestinese e nel suo riconoscimento da parte di Hamas la via politica prioritaria, che deve giungere all'unità politica e territoriale tra Gaza e Cisgiordania e alla sicurezza di Israele. Esiste quindi un "consenso europeo" per una politica estera comune verso il Medio Oriente, che è oggi sicuramente più ampio di quanto fosse solo cinque anni fa, e che si rispecchia in un'analoga e maggiore coesione dei Paesi arabi, dall'Egitto all'Arabia Saudita. Dopo il ritiro di Israele da Gaza, questo ampio consenso potrebbe portare qualche risultato, anche grazie alle nuove, attese iniziative di Obama.
comunicati stampa
giovedì 15 gennaio
Anniversario della morte di Jan Palach
Una delegazione di esponenti e di circoli socialisti a Praga il 17 e 18 gennaio per commemorare, nel quarantesimo anniversario del suo sacrificio, Jan Palach, lo studente che si immolò sulla piazza San Venceslao per protesta contro l'invasione sovietica,. Alla delegazione, guidata dall'eurodeputata Pia Locatelli, partecipano anche un nutrito gruppo di studenti, sulle orme di una memoria storica da conservare, e i circoli del 'gruppo di Volpedo'. La delegazione socialista incontrerà alcuni tra i primi firmatari della celebre 'Charta77', la prima organizzazione per i diritti civili nei Paesi comunisti: la prof. Libuse Silhanova e Jiri Dienstbier, Ministro degli Esteri dopo la cosiddetta "rivoluzione di velluto", ed esponenti della socialdemocrazia ceca. L'iniziativa è contemporanea ad altre italiane, tra cui una degli ex-esponenti del Movimento studentesco milanese degli anni '60. "Ma a differenza degli ex-sessantottini" secondo Pia Locatelli "i socialisti italiani sostennero la causa della 'Primavera di Praga' ad alta voce, accogliendo esuli quali Jiri Pelikan, che venne eletto nell'Europarlamento candidato nelle file del Psi. Una scelta coerente di difesa degli oppositori cecoslovacchi, così come era stato fatto e si continuava a fare per tutti coloro che si battevano per la libertà contro qualunque regime in ogni parte del mondo, dalla Grecia al Portogallo, dalla Spagna al Cile. Ricordo bene anche - conclude l'eurodeputata socialista - l'amarezza di Jiri Pelikan per come il Msi e una parte della Dc tentarono di strumentalizzare il sacrificio dello studente praghese, che difendeva la Primavera di Praga, inscrivendolo in un improbabile album di eroi della destra".
giovedì 15 gennaio
Battilocchio: andare a Gaza
"Le immagini che ci giungono da Gaza scuotono le nostre coscienze: sono disposto a partire subito per la Palestina nell'ambito della nuova missione UE". Così l'europarlamentare Alessandro Battilocchio, al termine dell'importante seduta congiunta delle commissioni Sviluppo (di cui l'onorevole Battilocchio è membro) ed Esteri del Parlamento Europeo presso la sede di Strasburgo dell'Europarlamento. Al centro della riunione congiunta delle due commissioni - presieduta dalla Commissaria per le Relazioni Esterne, Benita Ferrero Waldner - la drammatica situazione di Gaza. "Ci troviamo di fronte a una escalation di violenza che va fermata - ha commentato Battilocchio - senza attardarsi oltre su discussioni di carattere politico. La comunità internazionale deve riuscire a ottenere un rapidissimo cessate il fuoco che ponga fine a questo massacro". Nel corso della riunione di Strasburgo la commissaria Ferrero Waldner ha chiarito alcuni aspetti dell'intervento umanitario UE, sottolineando più tardi nel corso del dibattito parlamentare che un cessate il fuoco è ormai imperativo anche per far arrivare gli aiuti umanitari a Gaza. Amnesty International afferma infatti che "le vittime civili e la distruzione a Gaza toccano livelli senza precedenti", mentre Medici Senza Frontiere ha fatto sapere che gli ospedali sono al collasso. Un quadro agghiacciante, in merito al quale gli europarlamentari delle commissioni Sviluppo-Esteri sono stati relazionati dai colleghi della delegazione guidata dalla vice-presidente del Pe, Luisa Morgantini, che tra mille difficoltà è riuscita ad affacciarsi a Gaza (la delegazione UE è stata costretta a rientrare dopo poche ore in Egitto a causa delle bombe cadute a circa un km dall'edificio Onu in cui erano ospitati i deputati europei). È quindi in programma la partenza di una nuova missione UE sul campo per tentare di favorire una soluzione politica alla crisi. Battilocchio - nominato lo scorso anno dall'Unicef difensore dei diritti dell'infanzia - ha dato la sua disponibilità a partecipare.
giovedì 15 gennaio
Europarlamento: più trasparenza su presenze deputati
"Il no della stragrande maggioranza degli eurodeputati del Pdl alla risoluzione Cappato approvata ieri dalla plenaria di Strasburgo che impegna l'Europarlamento a mettere online le presenze dei deputati europei mi sembra davvero poco sensato". E' quanto afferma l'eurodeputato del Partito Socialista, Alessandro Battilocchio. "Ritengo - aggiunge Battilocchio, che nell'attuale legislatura è stato uno degli eurodeputati più presenti a Strasburgo - che questa proposta sia la base dalla quale ripartire soprattutto in vista delle prossime elezioni europee: qualcuno vorrebbe una delegazione italiana di nominati con una modifica della legge elettorale che preveda le liste bloccate. Noi siamo al contrario convinti che i cittadini debbano avere la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, magari tra chi ha lavorato più e meglio in questi anni: ben venga dunque questa battaglia 'anti-assenteista' con la pubblicazione online delle presenze dei singoli deputati".
martedì 20 gennaio
Pensioni: ascoltare l'Europa non solo quando ci conviene
"Berlusconi si dice d'accordo sull'innalzamento dell'età pensionabile delle donne, ma deve avere ben presente che mentre sana una discriminazione nei confronti degli uomini la condizione femminile rischia di peggiorare". E' quanto afferma Pia Locatelli, capodelegazione del Ps a Strasburgo e presidente dell'Internazionale Socialista Donne. "Le regole e gli impegni che vengono dall'Europa - continua Locatelli - devono valere sempre, non solo quando ci fa comodo o non possiamo farne a meno. Il Presidente del Consiglio prima di innalzare l'età pensionabile delle donne lavoratrici dovrebbe preoccuparsi di migliorarne le condizioni di vita. Il nostro Paese è penultimo nella Ue, secondo solo a Malta, con un misero 46%, nella classifica delle donne che lavorano e ben lontano dall'obiettivo del 60% sottoscritto 9 anni fa anche dall'Italia con l'Agenda di Lisbona. L'Europa non ci chiede solo di equiparare l'età pensionabile, ci chiede anche di fare asili nido e scuole materne, ma noi rispetto agli obiettivi europei siamo neppure a un terzo del cammino. Anche per la cura degli anziani siamo assolutamente carenti. Così - conclude l'esponente socialista - le donne lavorano il doppio dei loro compagni: gratis in casa e pagate meno fuori".
giovedì 29 gennaio
Obama: bene l'equità salariale, ma nella Ue c'è dal '56
"Con la firma della legge per l'equità salariale tra uomini e donne il presidente Obama ha stabilito un principio che per gli europei è contenuto nei Trattati di Roma firmati oltre mezzo secolo fa". E' quanto afferma Pia Locatelli, capodelegazione del Ps a Strasburgo e presidente dell'Internazionale Socialista Donne. "Purtroppo però - continua Locatelli - ancora oggi in Europa la differenza salariale tra uomini e donne è mediamente del 16% ed è un gap che da anni non si riduce. Dobbiamo congratularci con Obama, che sta dando continui segnali di vero cambiamento nel suo Paese, e ci auguriamo che questo significativo gesto aiuti l'Europa a porre fine a una discriminazione sostanziale che penalizza le donne non solo economicamente - conclude l'esponente socialista - ma anche, ad esempio, nell'utilizzo dei congedi parentali, nei percorsi di carriera e nel riconoscimento della propria professionalità".
sabato 31 gennaio
Fondi UE: "ultimo treno per lo sviluppo locale"
"Le opportunità messe a disposizione dall'Europa per gli enti locali". E' stato questo il tema affrontato nell'incontro che si è svolto questa mattina presso l'aula consiliare di Chiaravalle (An) tra gli amministratori socialisti della regione Marche e l'eurodeputato Alessandro Battilocchio. All'iniziativa, aperta dal segretario regionale del Ps, Massimo Seri, hanno partecipato consiglieri, assessori e sindaci socialisti dei Comuni della regione, che si sono confrontati con esperti del settore e con il giovane eurodeputato. Al meeting ha portato il suo saluto anche il Sindaco di Chiaravalle, Daniela Montali. "Gli amministratori locali sono la forza del nostro partito - ha affermato Battilocchio - il cuore della presenza socialista in tutta Italia: una rete che sarà la base del rilancio della nostra iniziativa politica. Oggi abbiamo avuto la possibilità di confrontarci insieme sulle molteplici opportunità che l'Ue offre ai nostri municipi: un momento importante, che rafforza ancora di più il legame ormai imprescindibile tra l'Europa ed il territorio soprattutto in questo momento specifico. I fondi comunitari sono un'opportunità notevole che va sfruttata a pieno, soprattutto nella attuale programmazione 2007-2013. Mi auguro dunque che le amministrazioni locali, magari grazie all'impegno e all'iniziativa del Partito Socialista che sta organizzando iniziative analoghe anche in altre regioni, siano in grado di prendere questo ultimo, importante treno per lo sviluppo dei territori".
lunedì 2 febbraio
Locatelli: "Sospendere Schengen per impedire la libera circolazione dei lavoratori è una scempiaggine che ci costerebbe cara"
E' quanto afferma Pia Locatelli, capodelegazione del Ps a Strasburgo e presidente dell'Internazionale Socialista Donne. "L'Italia - continua Locatelli - ha bisogno di più Europa e non di meno Europa, ma per fortuna nessuno prenderà sul serio gli appelli autarchici di Calderoli, perché altrimenti a rimetterci saremmo sicuramente noi. E' illuminante proprio quanto è avvenuto in Inghilterra alla raffineria Lindsey e bene ha fatto Gordon Brown a condannare ogni tentazione discriminatoria. L'esponente leghista certamente non ignora che l'Italia ha migliaia di imprese e di lavoratori sparsi non solo in Europa ma in tutto il mondo e che un'eventuale sospensione del Trattato ci esporrebbe al rischio di rappresaglie economiche e commerciali di cui francamente nessuno avverte il bisogno. Proprio adesso, con la crisi economica globale, dobbiamo tenerci ben stretta quell'interdipendenza politica ed economica che è alla base dell'Europa comunitaria e che ci ha assicurato decenni di progresso e di benessere. Calderoli pazienti - conclude l'esponente socialista - potrà sempre riproporre l'autarchia se mai governerà la Padania".
notizie d'agenzia
lunedì 12 gennaio
Colombia: ostaggi Farc, Pia Locatelli tra i mediatori?
Pia Locatelli, europarlamentare socialista e presidente dell'Internazionale Socialista Donne, e Graca Machel Mandela, moglie del leader sudafricano, potrebbero far parte del gruppo dei mediatori incaricati di riportare in libertà gli ostaggi delle Farc: lo afferma il sito della radio colombiana Caracol. Secondo l'emittente, la proposta sarebbe stata avanzata dalla senatrice Piedad Cordoba che avrebbe anche fatto altri nomi, tra cui quello del Premio Nobel Rigoberta Menchù e della presidente dell'Associazione delle madri della Plaza de Mayo, Hebe de Bonafini. Pia Locatelli è stata più volte in Colombia dove ha recentemente partecipato a una manifestazione per la difesa dei diritti civili, ricorda Radio Caracol. Nei giorni scorsi, le Farc avevano precisato che per liberare sei degli ostaggi che hanno in mano è necessaria la mediazione di ''qualche personalità democratica'' di un Paese terzo, ''oppure della comunità internazionale che possa fare da garante''. Ieri il Presidente colombiano Alvaro Uribe aveva d'altra parte proposto il Vaticano quale garante per giungere al rilascio dei sei ostaggi. (ANSA)
approfondimento
lunedì 2 febbraio
Mercato del lavoro europeo: il caso della raffineria di Lindsey tra crisi economica e direttive europee
L'opinione pubblica italiana è rimasta molto colpita dalle proteste che lavoratori britannici, anche con l'appoggio sindacale, hanno inscenato nelle scorse settimane nei confronti di un gruppo non numeroso di lavoratori italiani (e portoghesi), impegnati in un contratto di manutenzione della raffineria Total Lindsey a Grimsby in Gran Bretagna. A seguito di un appalto vinto da un'impresa italiana, l'Irem, circa 200 operai italiani si sono trasferiti a Grimsby, suscitando una reazione durissima da parte dei lavoratori locali. La questione ha portato persino ad un pronunciamento del presidente della Repubblica Napolitano, mentre del resto anche il premier britannico Gordon Brown ha chiarito che non vi può essere un ritorno al protezionismo e alla chiusura nei confronti della mobilità dei lavoratori dell'Unione Europea. Sulle buone ragioni dell'impresa e dei lavoratori italiani in Italia politici e sindacalisti si sono quasi tutti affrettati a pronunciarsi con vigore (compreso qualcuno che aveva sostenuto la chiusura alla libera circolazione dei lavoratori della Romania.), tranne i soliti leghisti. Effettivamente il segnale che giunge dal Regno Unito è un brutto segnale: di malessere e disagio sociale, innanzitutto, per la disoccupazione crescente e la crisi economica; è anche davvero evidente che non si può tornare al protezionismo ed al nazionalismo, e che la mobilità del lavoro e dell'impresa sono opportunità di crescita e di libertà per tutti gli europei. Eppure, se guardiamo alla questione senza il solito vittimismo all'italiana, vediamo che esiste anche un aspetto razionale del problema, legato a come il mercato del lavoro europeo è stato costituito in questi anni. Quest'aspetto è stato denunciato in una dichiarazione alle agenzie di stampa internazionali da Poul Nyrup Rasmussen, eurodeputato e presidente del Pse, che ha indicato la causa dello sciopero di Grimsby "nell'atteggiamento di questa Commissione europea di destra", che "ha permesso di intaccare i salari e le condizioni di lavoro. Gli scioperi in Gran Bretagna sono l'ultimo esempio della frustrazione e della paura crescente dei lavoratori". Puntando il dito anche contro una serie di sentenze della Corte di giustizia europea, Rasmussen ha avvertito che "i lavoratori cominciano a mettere in questione la libera circolazione perché la Commissione ha consentito che venissero danneggiati salari e contratti". Ma a che cosa si riferisce esattamente Rasmussen? Ebbene, per capire tutti gli aspetti di questo problema bisogna partire dalla direttiva europea 96/71 del 13 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori. Questa direttiva, detta "direttiva sui distacchi", prevede appunto la possibilità per un'azienda europea che abbia ottenuto un contratto in un altro Paese della UE di distaccare i propri lavoratori nel Paese dove questi siano necessari. E' quanto, legittimamente, ha fatto l'italiana Irem a Grimsby. L'articolo 3 della "direttiva distacchi" prevede che ai lavoratori distaccati siano garantiti certi diritti minimi già riconosciuti ai lavoratori locali nel Paese di distacco. Ma l'interpretazione della Commissione è che questi "minimi" non prevedano l'applicazione integrale del contratto di lavoro del Paese ospitante: interpretazione assunta anche dalla Corte di Giustizia, ad esempio nella sentenza sul famoso "caso Laval", relativa allo sciopero condotto dai sindacati svedesi contro una ditta lettone che aveva portato i suoi lavoratori in Svezia a lavorare senza rispetto del contratto nazionale svedese. Ma se un'azienda di un altro Paese europeo può, nella sostanza, non rispettare almeno in parte i contratti nazionali, questi contratti vengono troppo facilmente aggirati o annullati. Questa è stata anche la preoccupazione dei sindacalisti inglesi nel caso Lindsey. Secondo quanto riportato dall'Ansa, Keith Gibson, della sigla sindacale GMB, ha sostenuto che "Stanno cercando di sollevare la tematica del razzismo quando la nostra azione si basa sulla difesa del contratto applicato al settore. Loro (i padroni, ndr) non saranno contenti fino a quando non avranno ottenuto una riduzione degli stipendi attraverso l'uso di mano d'opera straniera o altro". "La somma della legge britannica e quella europea è incapace di gestire la situazione che si è venuta a creare al momento", ha spiegato ai microfoni di BBC Radio 4 John Monks, segretario della CES, la Confederazione dei sindacati europei. "La Ue impedisce - dice Monks - ai sindacati britannici di imporre alle aziende straniere il rispetto dei contratti nazionali". Ecco allora che il problema appare assai più delicato della semplice xenofobia contro i lavoratori italiani (che forse purtroppo ha avuto davvero una parte nella sollevazione di Grimsby). L'impegno dei socialisti europei è oggi per una revisione delle direttive e della loro interpretazione, perché il diritto alle garanzie sindacali non venga minacciato e non siano possibili "guerre tra poveri", tra lavoratori locali e lavoratori distaccati.
links
Pia Locatelli - www.pialocatelli.eu
Rapisardo Antinucci - rapisardo.antinucci@partitosocialista.it
Alessandro Battilocchio - www.battilocchio.com
Gianni De Michelis - gianni.demichelis@europarl.europa.eu
Partito Socialista - www.partitosocialista.it
Delegazione Italiana nel Gruppo PSE - www.delegazionepse.it
Gruppo PSE al Parlamento europeo - www.socialistgroup.org
per informazioni - luca.cefisi@europarl.europa.eu
a cura di Luca Cefisi
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