“I promotori dei due referendum sull’acqua chiedono agli elettori un voto contro la privatizzazione dell’acqua. E’ una richiesta infondata pretestuosa e ingannevole. Non c’è in Italia nessuna legge che privatizza l’acqua e nessuna forza politica intende proporla. L’acqua è e resta un bene pubblico, demaniale, come pubblica è e resta la proprietà delle reti e degli impianti idrici: per questo voto due NO sui quesiti referendari sull'acqua. Gli amministratori pubblici fiorentini e toscani sanno bene quale disastro per i bilanci e gli assetti organizzativi dei loro comuni rappresenterebbe un successo dei referendum. Le donne e gli uomini di sinistra votino NO per dire no ad una sinistra conservatrice e demagoga e far prevalere finalmente una sinistra innovativa, riformista e di governo”. Lo ha detto Pieraldo Ciucchi, consigliere regionale del PSI, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Firenze per dichiarare il suo voto, a titolo personale, “Per 2 no ai referendum sull'acqua”.“La legge di cui con i referendum si vogliono abrogare due articoli – ha spiegato Ciucchi – stabilisce che alla gestione dei servizi di raccolta, conservazione, depurazione, distribuzione dell’acqua possano partecipare capitali, tecnologie, competenze di società industriali specializzate nel settore, servizi che in caso di vittoria dei sì sarebbero gestiti direttamente ed esclusivamente dai comuni singoli o associati. La procedura della gara, che i referendari vogliono abolire, ha l’evidente obiettivo di introdurre criteri di trasparenza, di concorrenza, di efficienza e di economicità che la gestione diretta non è in grado di assicurare. Dato che gli investimenti necessari per adeguare acquedotti, fognature e depuratori sono calcolati a oltre 60 miliardi di euro – prosegue - escludere, come propongono i referendari, che una parte di tali risorse possa derivare da investimenti privati appare come una pura bestialità”.
Secondo Ciucchi, la gestione dei servizi idrici da parte di società per azioni “potrà consentire finalmente trasparenza sul costo effettivo dell’acqua, incentivo a non sprecarla, equità sociale nel pagarla”. “Con la gestione pubblica infatti – spiega ancora - una parte del costo è pagato dal consumatore e una parte grava sulla fiscalità generale (oltre la parte che storicamente è andata ad alimentare l’abnorme debito pubblico italiano). Ne consegue che nessuno sa cosa paga davvero per avere l’acqua al rubinetto di casa o dell’azienda, che chi ne consuma di più vede pagato una parte del proprio abuso o spreco dalla totalità dei cittadini contribuenti, che chi risparmia con comportamenti ambientalmente corretti viene solo in parte premiato con bollette più contenute. L’acqua è destinata a costare sempre di più perché nel futuro sarà un bene sempre più scarso e di sempre più difficile e costoso reperimento. Essenziale sarà che il costo sia pagato in modo chiaro ed equo, di più chi ne consuma di più, e che altrettanto chiari siano i criteri che assicurino alle fasce sociali più deboli l’esenzione o la riduzione delle tariffe”.
Una legge, quella attuale, che poteva essere anche migliore e potrà essere migliorata in futuro (in particolare per la parte fondamentale relativa alle autorità di regolazione, di controllo e di tutela dell’utenza), ma che rappresenta comunque “un primo punto di approdo di un lungo percorso normativo che sia in Italia sia in Europa ha visto le forze del centrosinistra italiano protagoniste attive e determinanti” e che ora rischiano di spararsi sui piedi.
Secondo Ciucchi, la gestione dei servizi idrici da parte di società per azioni “potrà consentire finalmente trasparenza sul costo effettivo dell’acqua, incentivo a non sprecarla, equità sociale nel pagarla”. “Con la gestione pubblica infatti – spiega ancora - una parte del costo è pagato dal consumatore e una parte grava sulla fiscalità generale (oltre la parte che storicamente è andata ad alimentare l’abnorme debito pubblico italiano). Ne consegue che nessuno sa cosa paga davvero per avere l’acqua al rubinetto di casa o dell’azienda, che chi ne consuma di più vede pagato una parte del proprio abuso o spreco dalla totalità dei cittadini contribuenti, che chi risparmia con comportamenti ambientalmente corretti viene solo in parte premiato con bollette più contenute. L’acqua è destinata a costare sempre di più perché nel futuro sarà un bene sempre più scarso e di sempre più difficile e costoso reperimento. Essenziale sarà che il costo sia pagato in modo chiaro ed equo, di più chi ne consuma di più, e che altrettanto chiari siano i criteri che assicurino alle fasce sociali più deboli l’esenzione o la riduzione delle tariffe”.
Una legge, quella attuale, che poteva essere anche migliore e potrà essere migliorata in futuro (in particolare per la parte fondamentale relativa alle autorità di regolazione, di controllo e di tutela dell’utenza), ma che rappresenta comunque “un primo punto di approdo di un lungo percorso normativo che sia in Italia sia in Europa ha visto le forze del centrosinistra italiano protagoniste attive e determinanti” e che ora rischiano di spararsi sui piedi.