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Attivisti del Partito Socialista Europeo

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giovedì 16 giugno 2011

Serve il riformismo

di Riccardo Nencini

Il risultato numerico alla luce delle precedenti consultazioni, tutte fallite, e per i ripetuti e fallosi tentativi del Governo di affossare i quesiti, è straordinario, ma quello politico è eclatante e rafforza la mezza rivoluzione iniziata con il voto amministrativo di neppure un mese fa. Senza quel voto, il quorum non sarebbe stato raggiunto. I quattro quesiti nascondevano, e dall’inizio una questione puramente politica, - quello sul legittimo impedimento e quello sul nucleare – e intendevano promuoverla ben oltre il significato referendario. Ma senza Napoli, Milano, Cagliari, Trieste e Novara, senza l’annunciata fine della missione berlusconiana, la questione politica sarebbe rimasta sullo sfondo, cornice di un’opera di autore noto. Chi dunque sostiene che i referendum vanno giudicati secondo parametri apolitici sbaglia grandemente (solo in piccola parte ha ragione). Tra i quattro sì, sacrosanti, quello sul legittimo impedimento, è quello che meriterebbe subito una più attenta riflessione. La giustizia in Italia è drammaticamente lenta, e nel caso in cui l’indagato sia un esponente di governo questo costituisce un danno oggettivo per la persona e per la funzione che espleta. Se è vero che le norme salva-premier hanno fatto diventare intollerabile il rapporto tra potere politico e giustizia, è non meno vero che il problema potrebbe riproporsi in futuro, anche se non nei termini malati che ci ha imposto Berlusconi. Allora invece di ricercare impossibili salvacondotti, perché non immaginare una giustizia più veloce per i vertici del governo come ha suggerito anche l’ex ministro e ora governatore leghista Zaia a urne aperte? In attesa di una vera riforma non sarebbe male una soluzione che garantisse una giustizia uguale per tutti, ma anche capace di aiutare l’Italia a funzionare meglio.

Un’ultima riflessione sul futuro che ci attende. Che succederà da oggi ai prossimi mesi ?

Si fronteggeranno due fenomeni. Il primo, il protagonismo soggettivista, inverato di pratiche demagogiche e populiste, mostrerà sempre più la corda. Sobrietà e responsabilità riprenderanno il loro posto e, con loro, la politica e forse anche i partiti. Il secondo, il superamento di questo lungo ciclo non avverrà repentinamente, hic et nunc; vi saranno scosse di assestamento del tutto naturali e l’attenzione politica verrà catturata soprattutto da due fattori. Il centro-destra italiano, a differenza da molte destre europee, ha saputo ‘costituzionalizzare’ gli estremismi. Nella sua azione di rilancio questo è un vantaggio. Lo svantaggio è dato dal comportamento del suo leader, destinato a restare nonostante tutto. Quanto accadrà nei due schieramenti segnerà il tempo prossimo venturo. Nel centro-sinistra italiano è ancora troppo marcato il deficit di riformismo. Se resta così, il futuro potrebbe essere meno propizio del presente amministrativo-referendario.
L’Italia non ha bisogno di coalizioni “carriste”, ma di riformismo al governo: solo così la mezza rivoluzione di questa primavera non resterà incompiuta.

giovedì 9 giugno 2011

RICCARDO NENCINI: QUATTRO SI E QUATTRO FIRME PER CAMBIARE L'ITALIA

"Domenica 12 e lunedì 13 giugno le elettrici e gli elettori italiani sono chiamati alle urne per rispondere a quattro quesiti referendari che possono rappresentare, con il raggiungimento del quorum e la vittoria dei Sì, un ulteriore avviso di sfratto, dopo il chiaro segnale venuto dalle recenti elezioni amministrative, per il governo Berlusconi e la precaria maggioranza parlamentare che ancora lo sostiene.

I socialisti invitano dunque a recarsi ai seggi e a votare quattro SI.

I temi oggetto del referendum sono infatti da anni al centro delle nostre battaglie. In particolare è necessario sventare il tentativo del governo volto a perseguire una politica energetica basata sulla costruzione di nuove centrali nucleari, tema già sollevato nel 1987 dal Psi che fu tra i promotori di un analogo e vittorioso referendum, garantire che la giustizia sia davvero uguale per tutti, cancellando l'iniqua legge sul legittimo impedimento e rendere l'acqua un bene fruibile per tutti i cittadini pur nella consapevolezza che, su questa questione, occorrerà adottare interventi legislativi atti ad evitare che il monopolio delle aziende pubbliche sia assoluto non essendoci imprese collocate sul mercato che potrebbero invece favorire maggiore efficienza delle reti idriche con un costante monitoraggio e manutenzione degli impianti e, in virtù della concorrenza, ad un costo più basso per i cittadini. Sarà inoltre necessario modificare l'attuale normativa che, in tema di gestione dell' acqua, consente ai comuni di ricoprire la doppia veste di controllori e controllati. L'occasione data della consultazione referendaria dimostra una volta di più quanto sia indispensabile cambiare l'Italia.
Muovendo da codesta convinzione abbiamo proposto all'attenzione dei cittadini quattro petizioni popolari per modificare l'attuale legge elettorale, cambiare il finanziamento pubblico ai partiti, per istituire una tassa equa sulle transazioni finanziarie e per innovare la legislazione sul lavoro, allo scopo di eliminare la precarietà e dare parità vera a uomini e donne. Prosegue in tutta Italia la raccolta firme già avviata. Chiediamo ai cittadini di aderire apponendo una firma su ciascuna delle petizioni.Lo potranno fare recandosi presso i gazebo che i socialisti allestiscono in tutti i capoluoghi di provincia."

giovedì 2 giugno 2011

Intervento personale di Pieraldo Ciucchi (PSI Toscana)

“I promotori dei due referendum sull’acqua chiedono agli elettori un voto contro la privatizzazione dell’acqua. E’ una richiesta infondata pretestuosa e ingannevole. Non c’è in Italia nessuna legge che privatizza l’acqua e nessuna forza politica intende proporla. L’acqua è e resta un bene pubblico, demaniale, come pubblica è e resta la proprietà delle reti e degli impianti idrici: per questo voto due NO sui quesiti referendari sull'acqua. Gli amministratori pubblici fiorentini e toscani sanno bene quale disastro per i bilanci e gli assetti organizzativi dei loro comuni rappresenterebbe un successo dei referendum. Le donne e gli uomini di sinistra votino NO per dire no ad una sinistra conservatrice e demagoga e far prevalere finalmente una sinistra innovativa, riformista e di governo”. Lo ha detto Pieraldo Ciucchi, consigliere regionale del PSI, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Firenze per dichiarare il suo voto, a titolo personale, “Per 2 no ai referendum sull'acqua”.“La legge di cui con i referendum si vogliono abrogare due articoli – ha spiegato Ciucchi – stabilisce che alla gestione dei servizi di raccolta, conservazione, depurazione, distribuzione dell’acqua possano partecipare capitali, tecnologie, competenze di società industriali specializzate nel settore, servizi che in caso di vittoria dei sì sarebbero gestiti direttamente ed esclusivamente dai comuni singoli o associati. La procedura della gara, che i referendari vogliono abolire, ha l’evidente obiettivo di introdurre criteri di trasparenza, di concorrenza, di efficienza e di economicità che la gestione diretta non è in grado di assicurare. Dato che gli investimenti necessari per adeguare acquedotti, fognature e depuratori sono calcolati a oltre 60 miliardi di euro – prosegue - escludere, come propongono i referendari, che una parte di tali risorse possa derivare da investimenti privati appare come una pura bestialità”.
Secondo Ciucchi, la gestione dei servizi idrici da parte di società per azioni “potrà consentire finalmente trasparenza sul costo effettivo dell’acqua, incentivo a non sprecarla, equità sociale nel pagarla”. “Con la gestione pubblica infatti – spiega ancora - una parte del costo è pagato dal consumatore e una parte grava sulla fiscalità generale (oltre la parte che storicamente è andata ad alimentare l’abnorme debito pubblico italiano). Ne consegue che nessuno sa cosa paga davvero per avere l’acqua al rubinetto di casa o dell’azienda, che chi ne consuma di più vede pagato una parte del proprio abuso o spreco dalla totalità dei cittadini contribuenti, che chi risparmia con comportamenti ambientalmente corretti viene solo in parte premiato con bollette più contenute. L’acqua è destinata a costare sempre di più perché nel futuro sarà un bene sempre più scarso e di sempre più difficile e costoso reperimento. Essenziale sarà che il costo sia pagato in modo chiaro ed equo, di più chi ne consuma di più, e che altrettanto chiari siano i criteri che assicurino alle fasce sociali più deboli l’esenzione o la riduzione delle tariffe”.
Una legge, quella attuale, che poteva essere anche migliore e potrà essere migliorata in futuro (in particolare per la parte fondamentale relativa alle autorità di regolazione, di controllo e di tutela dell’utenza), ma che rappresenta comunque “un primo punto di approdo di un lungo percorso normativo che sia in Italia sia in Europa ha visto le forze del centrosinistra italiano protagoniste attive e determinanti” e che ora rischiano di spararsi sui piedi.