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Attivisti del Partito Socialista Europeo

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mercoledì 11 maggio 2011

Un' Epinay italiana

di Riccardo Nencini - Partito Socialista Italiano

Il 15 ed il 16 maggio centinaia di amministrazioni comunali in tutta Italia ed una manciata di province saranno chiamate al voto. Saremo presenti con nostri candidati in quasi tutti i comuni, in moltissimi dei quali con liste autonome e con il nostro simbolo, nuovo ed orgogliosamente fregiato del tricolore. Ci siamo e non abbiamo alcuna intenzione di restare alla finestra.
Non ci siamo limitati a candidare donne e uomini capaci e preparati, ma ci siamo mobilitati contestualmente in tutte le città italiane, anche in quelle che non votano, per raccogliere le firme con cui cominciare a rifare l’Italia: per sostenere la necessità di una politica trasparente, di una finanza più equa, di un mondo del lavoro flessibile ma non più precario, per liberare il talento e le nuove energie, soprattutto dei giovani. Votare per i candidati socialisti significa sostenere la battaglia di un partito che, seppur escluso dal Parlamento e sistematicamente cancellato dall’informazione nazionale, rappresenta l’unica forza della sinistra coerentemente ancorata alla storia del riformismo italiano, socialista e liberale. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha recentemente suggerito un’analisi impietosa degli ultimi quindici anni di storia della sinistra italiana. Limitarsi a prenderne atto senza mettere mano a “questa” sinistra sarebbe un comportamento da sciocchi. La risposta la devono dare per primi i partiti della sinistra riformista, Pd e socialisti, con la mossa del cavallo, da fare subito dopo queste amministrative.
Evitiamo di ricadere nelle polemiche autoreferenziali e passiamo direttamente a dare vita ad un movimento nuovo di zecca che si richiami al socialismo liberale; un “partito per l’Italia” legato al Pse e che si batta per allargare l’Internazionale socialista all’area democratica, dialogando con Obama, ma anche con i leader laici che possono emergere dalla stagione di rivolgimenti che sta interessando alcuni Paesi africani. Noi siamo pronti ad una costituente che riprenda la strada interrotta nel 2005, quella della coalizione riformista, a partire da Pd e socialisti. Quella coalizione segnò una duplice vittoria, nelle europee del 2004 e nelle regionali del 2005 vinse perché era “credibile, affidabile e praticabile”; e furono le ultime vittorie. Ci serve un’Epinay italiana.

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