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Attivisti del Partito Socialista Europeo

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venerdì 5 dicembre 2008

Partito Socialista newsletter del 5 dicembre 2008


NEWSLETTER DEL 5 dicembre 2008

LE PRIMARIE DELLE IDEE, FORUM TELEMATICO DEL PARTITO SOCIALISTA (www.partitosocialista.it )
RICCARDO NENCINI: I SOCIALISTI DEL FUTURO PRESENTE
Il caro amico Emanuele Macaluso mi ha chiesto una riflessione attorno a quattro questioni vive e vegete. Rispondo volentieri: da libero pensatore a pensatore libero.
A partire dalla crisi dei primi anni '90, la domanda sull'esistenza autonoma di un Partito Socialista in Italia è stata ripetuta più volte. Dal PDS nei mesi della 'Cosa 2' fino ai nostri giorni. Rispondo così: esistenza giustificata se rappresenta un'idea diversa della sinistra; soggetto piccolo ma autorevole non per testimonianza del passato ma in quanto garante della innovazione necessaria a governare una comunità.
A un'Italia profondamente cambiata deve corrispondere una sinistra in sintonia con il cambiamento, né prona verso la società appagata né accondiscendente verso consuetudini e tradizioni sconfitte dalla contemporaneità. Se Veltroni, dopo Di Pietro, sposa il radicalismo e si confonde con la piazza elevandola a madre di ogni iniziativa pubblica, diventa doppiamente prigioniero e fa la fortuna del Capo del Governo. Una equazione elementare, una opposizione gradita. I socialisti la scelta riformista la fecero mezzo secolo fa: Nenni, congresso di Venezia. Prima di lui Turati, i suoi seguaci ed una moltitudine di scissioni. Hic Rhodus, hic salta, Walter.
La società italiana è bloccata da una contrapposizione feroce tra conservazione e innovazione. Entrambe tagliano destra e sinistra, allignano nel sindacato e nelle associazioni di categoria, si riproducono nei centri di potere disseminati nel Paese. Molti continuano ad attribuire il valore dell'innovazione alla sinistra in quanto forza di progresso dimenticando che era così quando si trattava di riconoscere a fasce sempre più ampie di lavoratori nuovi diritti di cittadinanza. Era il tempo della società industriale, dell'appartenenza al mondo della produzione, di una società incentrata su fabbrica e casa. Una società dalle categorie certe ed immutabili. Da anni non è più così ma questa visione non è morta ed anzi si insinua in azioni e programmi.
Il pensiero neoconservatore italiano ruota attorno al motto tremontiano 'Dio, Patria, Famiglia'. Un motto vandeano rispolverato nei primi anni Quaranta del secolo scorso in un opuscolo destinato agli ufficiali dell'esercito regio.
I principi cui dovrebbe ispirarsi la sinistra riformista sono altri. Ne indico tre, attorno ai quali non dovrebbe essere impossibile riconoscersi: 'Merito, Inclusione, Responsabilità'. Aggiungo il termine 'Libertà', da strappare quanto prima alle mani della destra. Diversi e divergenti, dunque, da quelli propri del neotremontismo. Nella realtà, raramente vengono assunti. Esempi. La leader in pectore della CGIL Susanna Camusso ha dichiarato di recente che il sindacato è in ritardo nel dare una risposta alle migliaia di giovani precari. Una ammissione sincera e al contempo preoccupante. Chi, se non il sindacato (ed i partiti di sinistra aggiungo io), dovrebbe assumere la difesa di 4.500.000 di persone che operano in assenza delle più elementari tutele previste nel mondo del lavoro?
La piazza dell'antipolitica è diventata un luogo praticato da Di Pietro e da larghi settori del P.D. oltre che dalla sinistra radicale. La decisione di delegittimare la 'repubblica parlamentare' fondata dai Costituenti è stata condivisa de facto da PDL e PD: deputati e senatori nominati dai vertici dei partiti, presidenzialismo strisciante, corrosione degli equilibri costituzionali. Anche la vicenda della Commissione di Vigilanza Rai ha lasciato uno strascico di dubbi: vengono prima gli accordi tra i partiti o l'autonomia e il corretto funzionamento delle istituzioni, nel caso di una istituzione di controllo? In ultimo i tentennamenti sulla adesione alla famiglia del socialismo europeo oppure ad altri gruppi parlamentari, incertezza figlia di nodi mai sciolti con la fondazione del PD. L'imperfetta composizione dei fattori costitutivi di quel partito ha infine originato un altro vizio, quello legato alla difesa dei diritti che i giuristi definiscono di 'terza generazione' e che la sinistra difende ovunque: unioni civili, fecondazione artificiale, divorzio breve, piena libertà di ricerca. Non è un caso se nemmeno i due Governi Prodi hanno battuto un colpo 'laico' su una frontiera decisiva che rende l'Italia diversa - ma non migliore - rispetto ai Paesi dell'occidente europeo.
Il riformismo, in Italia, ha vinto raramente e per periodi brevi. Con i primi governi di centro-sinistra (anni '60), nel quinquennio 1980/85 - da Spadolini al primo esecutivo Craxi -, con il primo governo Prodi, quello dell'Euro. Ha vinto quando si è distinto nettamente da una sinistra massimalista e agitatoria dando una lettura innovativa della società italiana. Diversamente è destinato a soccombere. Quello che è successo in aprile, quello che sta succedendo oggi.
Il Partito Socialista, seppur piccolo, ha questa funzione: essere deviante nelle idee rispetto alla sinistra tradizionale, essere corsaro nelle iniziative. Perlomeno fino a quando nessun altro partito della sinistra soddisferà queste esigenze, ci sarà più di una ragione per tenerlo in vita.
Elezioni amministrative alle porte e comune appartenenza al centro sinistra obbligano PD e PS al confronto. ' La politica non si fa con i rancori ' - ammonì Nenni ed aveva ragione. Le relazioni tra i due partiti possono svilupparsi su tre piani: elezioni locali, collocazione europea, progetti per cambiare la sinistra italiana. E dopochè Veltroni ha fatto, come ha fatto, esame di coscienza sugli errori commessi nella preparazione della campagna elettorale 2008.
Un asse riformista nelle province e nei comuni che vanno al voto in primavera è la strada maestra. Ciascuno con la propria identità, ciascuno con i propri simboli, in una autonomia riconosciuta e valorizzata come tale. Programmi brevi, comprensibili, sui quali ci si impegna di fronte ai cittadini, ed una lettura non consuetudinaria della evoluzione delle città, dei bisogni di chi vi abita.
Temo, invece, che non avranno facile soluzione le altre due questioni. Fassino e D'Alema siedono rispettivamente nel PSE e nell'Internazionale Socialista come rappresentanti di un partito che non c'è più, i DS. Un paradosso! Può durare? L'appartenenza ad una famiglia politica europea è oggi più di ieri necessaria. Anche AN ne ha compresa l'importanza e si appresta ad entrare nel PPE. Gli Stati hanno conferito da tempo pezzi della loro sovranità alle istituzioni comunitarie, una delega piena dai contorni ancor più massicci con la crisi finanziaria ed economica in corso. Misure che verranno assunte in quella sede, o addirittura in sedi superiori, e che obbligano ciascuno di noi a scelte precise, definite. I socialisti italiani hanno firmato il 'Manifesto Europeo' del PSE e la lista socialista alle Europee avrà eletti che entreranno in quel gruppo. Le oscillazioni del PD sono destinate a non essere sciolte con fermezza e il tentativo di Veltroni di accreditare un partito con due teste non troverà facilmente diritto di cittadinanza alle orecchie di Schultz e di Rasmussen. Se dunque esiste il tema dell'allargamento degli organismi internazionali socialisti a partiti riformatori e democratici, il tema va sviluppato stando all'interno di quegli organismi.
Resta l'ultimo problema, il più rilevante: quale cornice riformista e innovatrice dare alla sinistra italiana. Problema spinosissimo, riassumibile ancora oggi con la parabola dell'asino di Buridano. Noi prediligiamo invece la ferrea razionalità di Tommaso d'Aquino. O la sinistra italiana si immerge nella società di questo tempo, si bagna nelle sue contraddizioni abbandonando schemi arcaici per interpretarla, oppure, affidandosi alla sola logica delle alleanze, non riuscirà a prevalere. La prima cosa da fare, il primo impegno condiviso da assumere è dunque una 'nuova Rimini': forze riformiste che si incontrano per tracciare un profilo di questa Italia, che si impegnano sul fronte dell'individualismo solidale, che coinvolgano eletti e non eletti in un manifesto che segni la rottura con gli equivoci ed i condizionamenti che hanno portato la sinistra ad una sconfitta senza precedenti.
La Via Crucis della sinistra radicale non si è ancora conclusa. Con Dante potremmo dire: 'Non era camminata di palagio ma natural burella.'. Non conosco, mentre scrivo, quale sarà l'evoluzione dei rapporti tra Vendola e Ferrero e cosa deciderà Sinistra Democratica. Escludo liste comuni e apparentamenti con chi pensa di richiamare in vita la storia comunista per infiggerla nel futuro. Se una parte dell'Arcobaleno bussa alla porta del PSE, ci troverà attenti. L'isolamento non è mai stato una politica.
L'eredità del socialismo riformista non è quella rappresentata da Cicchitto e da alti dirigenti di Forza Italia. Giudico grottesco e temerario il recente tentativo di inserire Filippo Turati nell'albero genealogico del centro-destra. Salvo Tremonti pensi di convertirsi al marxismo. L'opposizione convinta al massimalismo parolaio ed al rivoluzionarismo comunista non bastano a fare di Turati e dei riformisti italiani del tempo i padri spirituali di La Russa e di Ciarrapico, di Rotondi oppure del Presidente del Senato Schifani. Né loro vorrebbero Turati come padre. Forse prediligerebbero Bombacci. La cultura della destra italiana è agli antipodi della storia socialista. Il socialismo riformista si batte per i diritti civili e non bacia l'anello del pontefice, non è liberista ma per un'economia di mercato vigilata da regole certe, modifica lo stato sociale per proteggere i nuovi bisognosi ma non privatizza i servizi primari, esige sicurezza per i cittadini ma condanna razzismo e xenofobia. Su un punto concordo con taluni vecchi socialisti - vecchi nel significato di compagni di una antica stagione che poi hanno fatto scelte diverse. La destra ha colto prima di certa sinistra i cambiamenti sociali che hanno scosso l'Italia ed ha provato ad interpretarli affidandosi all'antipolitica, ad un decisionismo forte, a massicce dosi di populismo rese possibili dalla paura e dalle ansie serpeggianti e ad alcuni provvedimenti condivisibili. E qui arriviamo al punto: ad alcuni ministri di questo Governo che si definiscono 'socialisti'.
Non appartiene alla cultura socialista, di nessun tempo e di nessun luogo, nascondersi dietro il qualunquismo, ferire la Carta Costituzionale ripetutamente, respingere dialogo e confronto, usare un linguaggio sbrigativo. Anche sul piano delle alleanze si potrebbero esternare fondate obiezioni. Al ministro Brunetta, imperterrito nel chiamarsi 'un socialista', ho chiesto due volte un confronto pubblico sulle misure assunte dal governo in carica, non un duello alla Felice Cavallotti ma un civilissimo scambio di battute su chi dei due potesse fregiarsi di quel titolo. Respinto al mittente. Non trovare in certa sinistra conservatrice motivi di affinità non significa infatti sposare tout court le ragioni dello schieramento contrapposto. Cosa avrebbero dovuto fare Mitterand e Delors dopo la crisi della SFIO? Affidarsi alle cure di Pompidou e della destra francese? Identità inconciliabili. Neppure Berlusconi si avventura nell'impossibile cammino - e lui ne avrebbe la fantasia! - di costruire un Pantheon allargato. Ha fatto ministri ex socialisti, ex democristiani, ex liberali, ex repubblicani, perfino ex comunisti. Tutti, però, inseriti dentro il suo disegno, nel quale i singoli ex possono trovare spazio ma non trova diritto di cittadinanza un'idea, una storia, una radice culturale che ha trasformato l'Italia e l'Europa nel secolo passato. Presumo che chi ha fatto questa scelta, parlo dei socialisti di un tempo, l'abbia fatta stabilmente e si senta obbligato a giustificarla quasi ogni giorno, come dovesse spogliarsi del peccato originale. Il mastice iniziale, quello di quindici anni fa e per loro stessa ammissione, era l'anticomunismo. E oggi, qual' è la colla?



PARTITO
La Segreteria Nazionale del Partito, tenuto conto delle richieste pervenute da alcuni Comitati Regionali e da molte Federazioni Provinciali, ha deciso la proroga della chiusura della campagna di adesione al Partito Socialista al 31 dicembre 2008


ETICA E POLITICA: LETTERA-DOCUMENTO DELLA SEGRETERIA DEL PARTITO ALLE ISTITUZIONI
"Con una lettera-documento rivolta alle Istituzioni, il partito socialista ha posto dieci "comandamenti" per ridare credibilità ai comportamenti politici. Il documento su etica e politica-si legge nel testo approvato al termine della segreteria socialista-chiede con forza ai presidenti delle Camere, al presidente del Consiglio dei ministri e ai segretari di tutti i
partiti politici che si recuperi, attraverso l'adesione alle proposte contenute nel decalogo, il primato della risposta politica rispetto alla grave crisi economica e di rapporti con la società, anche alla luce dei troppi casi di immoralità esplosi recentemente in diverse zone italiane. Non è infatti con l'antipolitica alla Di Pietro e con risposte demagogiche ed episodiche che si potrà sconfiggere la crisi di autorevolezza dell'azione politica nel paese. Per cui appare ineludibile:
1) Impegno delle istituzioni di ogni ordine e grado a pubblicare sui propri siti gli elenchi degli eletti di primo e secondo grado con le rispettive indennità;
2) Perequazione delle indennità dei consiglieri regionali alla misura percepita dalle assemblee legislative regionali più sobrie (Toscana, Umbria). Si tratterebbe di un risparmio di circa 110 milioni di euro annui;
3) Finanziamento pubblico da assegnare esclusivamente ai partiti che siano in regola con l'art. 49 della Costituzione;
4) Promuovere nelle regioni e presso il parlamento italiano una legge che disciplini i gruppi di interesse;
5) Per quanto concerne le nomine negli enti di secondo grado le proposte possono essere avanzate dal governo, dai gruppi consiliari e parlamentari o essere acquisite attraverso un avviso pubblico;
6) Negli enti di secondo grado di nomina locale, regionale, parlamentare e di governo il nominato non può superare i due mandati;
7) Ciascun soggetto può essere nominato da un'istituzione solo in un ente;
8) Nelle nomine negli enti di secondo grado deve essere garantita la parità di genere a fronte di curricula equivalenti;
9) Prevedere incompatibilità fra incarichi parlamentari e incarichi negli enti indiretti di ogni ordine e grado;
10) Prevedere che gli incarichi di governo negli enti locali vengano assegnati a personalità elette dal popolo".
Infine, si legge nel documento, occorre creare una stazione unica appaltante provinciale affidata alle prefetture (o ad un' Authority indipendente) che gestisca le gare indette dagli enti locali, dalle Regioni o dalle amministrazioni periferiche dello stato.


PROVINCIALI FIRENZE.TOMMASO CIUFFOLETTI CANDIDATO DEI SOCIALISTI ALLE PRIMARIE

È Tommaso Ciuffoletti, 29 anni, nato a Firenze. Laureato in Scienze Politiche alla Cesare Alfieri, segretario della federazione fiorentina del Partito Socialistail candidato dei socialisti alle elezioni primarie del centrosinistra per la Provincia di Firenze.
Ad annunciarlo, nel corso di una conferenza stampa tenutasi stamani a Firenze, il segretario nazionale del Partito socialista Riccardo Nencini e quello regionale Pieraldo Ciucchi. Neanche trentenne, giornalista, Ciuffoletti è stato eletto nel giugno scorso segretario provinciale del Ps fiorentino e quella delle primarie per la Provincia è la sua prima uscita pubblica.
«Spesso si dice che la Provincia è un ente inutile - dice Ciuffoletti presentando la sua candidatura - ma nella periodica polemica sull'abolizione delle provincie si rischia di perdere il senso di come procedere ad un riassetto istituzionale e amministrativo e anche del ruolo che nel frattempo la provincia può e deve svolgere. E' certo necessaria una revisione del ruolo dell'ente provincia in una chiave di snellimento delle funzioni istituzionali. Sarebbe del resto sbagliato evitare di fare i conti con una tendenza al riassetto istituzionale in cui anche le regioni spingono per un accorpamento dei comuni, al fine di ridurre i livelli amministrativi e i relativi costi di gestione.
«Pur in vista di una necessaria riduzione delle spese dell'ente e di un riassetto amministrativo che coinvolgerà anche Firenze e la sua area metropolitana - prosegue - si devono considerare le priorità che oggi la Provincia deve porsi. Come socialisti riteniamo che nella fase di crisi che stiamo attraversando devono essere considerati strategici i servizi di formazione e di incontro tra domanda e offerta di lavoro, che rientrano proprio tra le funzioni dell'ente provincia. Gli effetti della crisi finanziaria sull'economia reale e sull'occupazione sono ormai tangibili; non si tratta più solo di previsioni. Il sistema di welfare italiano rischia di dimostrarsi totalmente inadeguato ad offrire una rete di sostegno a tanti, troppi lavoratori, soprattutto quelli atipici, i precari, giovani e non. Per questo riteniamo che proprio su questo settore di competenza si debba concentrare prioritariamente lo sforzo della provincia di Firenze. Pur nei limiti delle sue funzioni e delle sue risorse la provincia dovrà compiere ogni sforzo per dare il proprio contributo a sostegno dell'occupazione e della formazione. Si tratta di un'urgenza assolutamente prioritaria, ma anche di un punto di battaglia politica che il centrosinistra deve saper fare suo. Troppo a lungo a sinistra - conclude Ciuffoletti - ha prevalso la logica del "combattere la precarietà", invece di fare i conti con le sfide di un mercato del lavoro in via di trasformazione al fine di offrire maggiori e più giuste tutele ai lavoratori meno garantiti. Dalla provincia di Firenze potrebbe partire un segnale nuovo ed anche una sfida al governo nazionale affinché affronti una reale e complessiva riforma degli ammortizzatori sociali, perché oggi non si può più procedere per deroghe. Tra le varie possibili, riteniamo che questa sia la prima e più importante responsabilità che spetterà in capo alla prossima amministrazione provinciale fiorentina».

COMUNICATI

DE MAGISTRIS. NENCINI: NAPOLITANO INVII MESSAGGIO ALLE CAMERE
«La gravità della questione morale esplosa con fragore che vede coinvolte parti della giustizia italiana richiede una misura straordinaria. Bene ha fatto il Capo dello Stato a chiedere gli atti alle procure di Salerno e Catanzaro, ma adesso gli chiediamo, quale garante supremo della Costituzione e dell'equilibrio tra i poteri, di dare un segnale ancora più forte: invii un messaggio alle Camere, come il dettato costituzionale prevede all'articolo 87 tra le sue prerogative. Il Paese non può permettersi, in una fase così difficile, né conflitti istituzionali né conflitti tra poteri né, peggio ancora, guerre per bande. La fiducia nelle istituzioni è oggi essenziale per uscire dalla crisi economica e dare serenità agli italiani.»
Lo dichiara Riccardo Nencini, segretario nazionale del Partito Socialista, commentando le vicende relative al sequestro degli atti delle inchieste 'Why not' e 'Poseidone'


CRAXI: "IN SICILIA SI STANNO UTILIZZANDO METODI ASSAI DISCUTIBILI
"La decisione di inserire una modifica del sistema elettorale per Province e Comuni con clausola di sbarramento proibitiva all'interno di una legge di previsione di spesa, così come è stato fatto dall'Assemblea regionale siciliana, è un metodo che si avvicina più a quelli dei sistemi totalitari che non alle democrazie moderne: non si censura la democrazia con la scusa del risparmio economico. E molto grave appare la posizione espressa dal Partito democratico in Sicilia".
Così Bobo Craxi, Commissario straordinario del Partito socialista della Sicilia.


Campania.Corace: Lavorare per costruire un futuro riformista
Sembrerebbe che Walter Veltroni sia intenzionato a chiedere le dimissioni di Bassolino e della Iervolino. Ha fretta di perdere, come è nella sua natura.
Già dall'inizio dell'anno noi socialisti abbiamo considerata chiusa l'esperienza di questo centrosinistra a Napoli e in Campania e da allora siamo coerentemente fuori dalle relative Giunte. Proponemmo lo scioglimento dei consigli per la primavera del 2009, alfine di avere il tempo per preparare la nuova coalizione e il nuovo gruppo dirigente. Questo tempo è stato sprecato e la responsabilità è tutta del Partito di Veltroni, che non solo non ha preso alcuna iniziativa in questo senso, ma ha fornito di sé uno spettacolo penoso, dividendosi su tutto.
Insistiamo nel dire che andare ora alle elezioni significherebbe consegnare Napoli e la Campania a un centro-destra, che a sua volta dimostra ogni giorno di non essere all'altezza del compito.
Ci auguriamo che Veltroni prenda coscienza di questa situazione e anziché tirare in ballo le istituzioni dia una mossa al suo Partito perché, con le altre forze politiche disponibili, si metta a lavorare da subito per costruire adeguatamente il futuro.
Bassolino e la Iervolino farebbero bene a dare il loro ultimo contributo per la costruzione di una nuova coalizione riformista e per la soluzione dei problemi enormi che ostacolano lo sviluppo.


CEI-SCUOLA.NENCINI: MOBILITAZIONE SI' MA PER SCUOLA PUBBLICA
''Più che contro i tagli agli istituti paritari previsti dalla finanziaria di Tremonti, la mobilitazione alla quale allude la Cei andrebbe fatta per incrementare i finanziamenti alla scuola pubblica''. E' la risposta ai giornalisti del segretario del Ps, Riccardo Nencini, in margine ad una manifestazione a Firenze. ''Sembra quasi - ha sottolineato Nencini - che le proteste degli studenti e la mobilitazione in tutta Italia contro i tagli della Gelmini alla scuola pubblica non abbiano insegnato nulla alla Cei sui sentimenti della stragrande maggioranza del mondo della scuola''.

FS-Alta velocità. Lucacchioni: da dicembre gravi disagi per studenti e lavoratori.
"Si sta concretizzando una rivoluzione ferroviaria che passa sotto silenzio. Non sempre è oro tutto ciò che luccica."-così Chiara Lucacchioni-Responsabile Politiche Giovanili del PS.
"L'alta velocità che collegherà in tempi rapidissimi le maggiori città italiane è un fatto positivo di per sé, ma rischiamo così di avere una modernizzazione delle infrastrutture zoppa, privilegiando alcune zone e marginalizzando la provincia".
"Gli Eurostar e gli Intercity, infatti, non passeranno più in molte città da cui partono milioni di pendolari, studenti e lavoratori, che saranno costretti a prendere treni regionali che circolano sulla linea lenta."
"Ciò significa per milioni di studenti, giovani precari e lavoratori, di veder, in un batter d'occhio, raddoppiare il tempo di percorsa casa-lavoro"-prosegue la Lucacchioni, che continua "non può esistere un 'Italia di serie A e una di serie B. Accanto all'alta velocità, servono infrastrutture anche nel resto del Paese. Lo Stato investe 6 miliardi di Euro per il ponte sullo stretto, esattamente il costo del progetto di mille nuovi treni che servono oggi ai pendolari; quest'ultimi, che sono circa 14 milioni, rappresentano la principale voce della domanda di trasporto ferroviario, ma nonostante ciò, di sviluppo su rotaia non se ne parla".
"I treni lumaca e sporchi non possono rappresentare la risposta riformista alla carenza delle infrastrutture del nostro Paese. Chiediamo, come socialisti, uno sforzo d'investimento al Governo e all'opposizione per sostenere le nostre periferie e i nostri lavoratori".

Craxi: "Berlusconi dimostra un coraggio che la sinistra ancora non ha"
"Le opinioni e gli auspici espressi dal presidente Berlusconi in merito alla presentazione del documentario della Fondazione Craxi sono il segno evidente non solo di una convinta amicizia, ma anche della matura e consapevole volontà di restituire all'Italia il tratto più veritiero della storia di un grande uomo di Stato".
"La sinistra, con mio profondissimo rammarico, dato che mio padre fu un leader della sinistra europea e mondiale, a quasi dieci anni dalla sua scomparsa non è ancora in grado di restituirgli il ruolo e i meriti che gli sono propri".
"Di fronte a questo vuoto, non l'amico di sempre, ma uno dei più prestigiosi leader politici conservatori del nostro tempo si è invece dimostrato capace di farlo: innanzi ad un simile coraggio nei difficili momenti, anche di natura etica, che stiamo vivendo, è giusto riflettere".
Così Bobo Craxi, esponente del Partito socialista.


Del Bue: Craxi, Berlusconi e la sinistra
Fa onore a Berlusconi questo suo coraggioso atto di fede nella politica di Craxi, "precursore di una sinistra moderna". -Così Mauro Del Bue della segreteria nazionale del partito.- E credo che le risposte, per lo più abbozzate, di esponenti di sinistra facciano invece poco onore a loro stessi. Che quella di Mani pulite sia stata anche un'operazione politica, è ormai acquisito. Che la corruzione esistesse (ma quanto esiste ancora, e ancor più di prima, è testimoniato dalle cronache di questo giorni) è fuori discussione. V'è stato chi ha pagato di più e chi di meno e chi-sottolinea Del Bue- non ha pagato affatto. Craxi è l'esponente politico che ha pagato fuori misura. Il suo partito, il Psi, è stato eliminato anche per questo. Mi vien spesso di pensare che più che per i suoi torti ciò sia avvenuto per le sue ragioni. Se la sinistra italiana, che dal giustizialismo ha tratto il senso di un nuova vita e che dallo stesso oggi trae il veleno della sua possibile morte, non fa i conti con gli anni di Craxi e di Tangentopoli e si limita a riconfermare vecchie e, speravamo superate, visioni dei fatti, è condotta a non recuperare mai i consensi di coloro che al socialismo riformista e liberale hanno dedicato la loro vita. Per quanto mi riguarda -conclude il dirigente socialista- non mi rassegno all'idea che in Italia non debba nascere mai quella sinistra moderna anticipata da Craxi e che si possa delineare un progetto capace di mettere in minoranza la destra nel nostro Paese, nell'ambito di quei valori dei quali l'Internazionale socialista, della quale Craxi fu vice presidente, è tuttora cornice imprescindibile.


Tibet. Battilocchio, l'Ue lavori per portare la Cina ad aprirsi al dialogo
"Il mondo ha fatto troppo poco per risolvere la questione del Tibet: come socialisti siamo per la libertà, l'autodeterminazione e per il rispetto delle minoranze e contro ogni intollerabile violazione dei diritti umani". E' quanto ha affermato l'eurodeputato del Partito Socialista, Alessandro Battilocchio, a margine dell'intervento del Dalai Lama davanti al Parlamento Europeo riunito in plenaria a Bruxelles.
"In tutto questo - ha aggiunto Battilocchio - le olimpiadi sono state un'occasione mancata. L'Europa deve lavorare per portare la Cina a cambiare alcuni suoi comportamenti, ad aprirsi al dialogo soprattutto verso il caso specifico del Tibet, che da anni attua una protesta pacifica. Dovunque ci siano soprusi ed ingiustizie, in ogni angolo del mondo, i socialisti non possono rimanere in silenzio".


Ue. Battilocchio riceve a Bruxelles gli studenti vincitori del 'Laboratorio Europa'
Un gruppo di studenti provenienti da Frosinone e Ciampino vincitori del progetto 'Laboratorio Europa' ha visitato oggi la sede del Parlamento Europeo di Bruxelles, accompagnato dall'Eurodeputato Alessandro Battilocchio, il più giovane dell'emiciclo.
Il 'Laboratorio Europa' è un'attività ideata dal centro Europe Direct Lazio di Viterbo volta a promuovere la partecipazione alla cittadinanza attiva e l'informazione sull'Unione europea tra gli studenti delle scuole superiori provenienti dal Lazio, e che ha visto la partecipazione anche di delegazioni provenienti da Toscana e Umbria. La prima fase del 'Laboratorio' si è svolta attraverso incontri in aula con gli studenti, da parte dei formatori di Europe Direct Lazio e poi con una simulazione vera e propria, nella quale gli studenti danno vita a un' attività del Parlamento europeo e dei suoi organi ausiliari. La 'sessione plenaria' si è tenuta il 16 maggio scorso presso l'Aula Magna della facoltà di Agraria di Viterbo, alla presenza di Battilocchio. "Un'iniziativa veramente ben organizzata e di grande valore - ha affermato l'eurodeputato - perché è con progetti come questo che si avvicinano le istituzioni ai giovani: è un piacere trovare ragazzi preparati che stanno comprendendo l'importanza che per il loro futuro rivestirà l'Europa". Le scuole che hanno partecipato al Laboratorio sono state l'Ipaa "San Benedetto" e l'Istituto Socio- Pedagogico e Scientifico "Severi" di Frosinone; l'Itc "Luigi di Savoia" e il polo didattico di Passo Corese (Ri); lo Scientifico "Da Catino" di Poggio Mirteto (Ri); l'Itcg "Amari" di Ciampino (Rm); gli istituti Classico e Linguistico "Buratti", lo Scientifico "Ruffini", l'Itc "Savi" di Viterbo; l'Istituto "Colasanti" di Civita Castellana (Vt); gli istituti Itcg "C.A. Dalla Chiesa" e lo Scientifico e il Classico "L. Da Vinci" di Montefiascone (Vt); l'Itcg "Bandini" di Siena; l'Itc "V. Emanuele" e l'Iti "A. Volta" di Perugia; l'Iis di Rocca di Papa (Rm).


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La riscossa di Brown
di Luca Cefisi


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